La cerimonia per il cambio al vertice della Forza Armata fra il Generale di Corpo d’Armata Giuseppe Valotto, Capo di Stato Maggiore dell’Esercito cedente, e il Generale di Corpo d’Armata Claudio Graziano, subentrante si è svolta il 6 dicembre 2011 a Roma, presso il Centro Ippico Militare “Pietro Giannattasio” di Tor di Quinto, sede dell’8° Reggimento “Lancieri di Montebello”.
Antonio Conte
CONTENUTI CORRELATI
- Discorso del Ministro della Difesa
- Discorso del Capo di SME cedente
- Discorso del Capo di SME subentrante
INTERVENTO DEL MINISTRO DELLA DIFESA
AMMIRAGLIO GIAMPAOLO DI PAOLA
IN OCCASIONE DELL’AVVICENDAMENTO DEL CAPO DI
STATO MAGGIORE DELL’ESERCITO
(Roma, 06 dicembre 2011)
Generale Abrate, Generale Valotto, Generale Graziano, Autorità, Signore e Signori, donne e uomini dell’Esercito Italiano, in occasione di questa cerimonia desidero portare a tutti voi il caloroso saluto del Governo e mio personale.
Oggi siamo testimoni di un passaggio di consegne che è un evento di rilevante significato, per la vita della Forza Armata ma, anche, per l’intero mondo della Difesa di cui l’Esercito è componente essenziale.
Proprio ai militari dell’Esercito, desidero rivolgere il mio messaggio di saluto e di cambiamento.
In questi anni di profondi e radicali mutamenti che hanno interessato l’intero contesto internazionale geostrategico, l’Esercito si è evoluto mettendo in atto importanti trasformazioni sia strutturali che organizzative, come il passaggio dal servizio di leva al modello professionale e la razionalizzazione degli organici e della struttura organizzativa.
Al contempo in misura crescente, la Forza Armata è stata protagonista delle missioni internazionali e sicurezza con l’impiego di Task force operative in vari Teatri di operazione anche a grande distanza.
Un impegno oneroso portato avanti con grande professionalità e dedizione e che è costato un alto prezzo in termini di vite umane.
Quello che rivolgo a voi uomini e donne dell’Esercito, è quindi in primis un messaggio di riconoscenza per quanto fatto finora ma, anche, un messaggio di cambiamento volto a far comprendere la necessità, odierna, di una ulteriore improcrastinabile revisione dello strumento militare.
E’ requisito basilare di ogni Esercito efficiente e capace, quello di saper conseguire i propri compiti con efficacia e in coerenza al quadro delle risorse.
Oggi, ci troviamo di fronte a una grande sfida, una sfida difficile ma ineludibile e quando le sfide sono ineludibili vanno affrontate con coraggio e visione del futuro, senza nostalgia per un passato che non è più e che non tornerà.
Nella vita che è essa stessa continuo mutare di tutte le cose da uno stato all’altro, non vince il più grande ma il più intelligente, cioè quello che meglio e con intelligenza sa interpretare i cambiamenti del tempo nel quale si vive.
Perché il vincitore è un visionario che non vive di illusioni e non si arrende alle difficoltà.
Sapere innanzitutto leggere e quindi interpretare questi cambiamenti è sempre stata la grande forza del sistema Difesa che, così facendo, è riuscito a progredire, rimanendo al passo con i tempi, anche grazie all’azione di direzione e guida di chi mi ha preceduto in questo incarico. Oggi si richiede di avere una visione nuova del futuro, proprio per saper risultare vincitori.
L’attuale congiuntura economica internazionale, che ha coinvolto il nostro Paese e mette a rischio la stessa costituzione dell’Unione Europea, richiede un’assunzione di responsabilità da parte di tutti ed in tale contesto le Forze Armate sono chiamate a fare la propria parte.
Come ha detto il Presidente MONTI nel suo intervento alla Camera e al Senato questo è il momento di salvare l’Italia in un contesto europeo. E’ il momento questo di comprendere il presente e costruire il futuro mediante coraggiose e nuove riforme.
A fronte delle risorse finanziarie che oggi e in prospettiva il Paese può destinare alla Difesa, lo strumento militare, così come è strutturato, non è più sostenibile.
L’ineludibile stava arrivando da tempo ma tutti insieme non abbiamo saputo o voluto vederlo.
La revisione deve, quindi, partire dal dimensionamento complessivo dello strumento con uomini e mezzi, andando ad incidere sulla struttura e sull’organizzazione, e salvaguardando al meglio possibile la componente operativa.
Il compito mio e dei vertici militari, in questo particolare momento, è quello di indicare la strada da seguire e di dare il via a questa indispensabile trasformazione. Una trasformazione che va affrontata con coraggio nella piena consapevolezza che è l’unica strada possibile per mantenere l’efficacia e l’efficienza di quello strumento militare che è garanzia di sovranità ed indipendenza di ogni Nazione.
Non è la dimensione che garantisce l’utilità bensì la sua efficacia operativa. Questa, l’efficacia operativa, gli italiani hanno il diritto di pretenderla, questa la Difesa e le FF.AA. hanno il dovere di assicurarla.
Generale Valotto, oggi, siamo qui per salutarTi, dopo 45 anni di brillante carriera, in cui sei stato protagonista della storia recente della Forza Armata, prima in qualità di Comandante ai vari livelli, poi ricoprendo, per più di due anni, la carica di vertice dell’Esercito.
Anni, quest’ultimi, non certo facili, come abbiamo già detto, perché caratterizzati sia da una forte crisi economica internazionale sia da rilevanti impegni operativi dentro e fuori i confini nazionali.
Ed è in questo contesto generale che si è svolta la Tua azione di comando di Capo di Stato Maggiore dell’Esercito responsabile dell’approntamento, dell’addestramento e del mantenimento in efficienza della Forza Armata.
Oggi, con quasi 7.000 militari impiegati in operazioni all’estero, l’Italia è tra le prime Nazioni contributrici nelle missioni internazionali di pace e di sicurezza. Di questi militari impegnati all’estero, una gran parte è rappresentata da personale dell’Esercito.
Un Esercito che ha messo il proprio coraggio, le proprie capacità, la propria forza al servizio della pace, della sicurezza collettiva, del diritto internazionale, della civile convivenza, pagando talvolta con l’estremo sacrificio l’impegno dei propri uomini. Ad essi va il nostro deferente ed affettuoso ricordo, ai feriti l’augurio di una pronta e duratura guarigione.
E voglio anche ricordare gli impegni sul territorio nazionale oltre alle missioni internazionali, nei quali i nostri Soldati sono stati e continuano ad essere fortemente coinvolti, come nel caso di “Strade Sicure”, operazione in concorso con le Forze di polizia.
In questi anni, l’Esercito si è dimostrato una Istituzione flessibile in grado di adattarsi ai nuovi scenari d’impiego e capace di proiettare a distanza le sue Forze per operare in contesti operativi interforze e multinazionali sempre più complessi.
Uno strumento moderno e tecnologicamente avanzato, che però, in ossequio al detto “non vi è ricchezza all’infuori dell’uomo”, fa dell’elemento umano, con le sue motivazioni, le sue giuste ambizioni, i suoi sentimenti, la sua professionalità, il perno attorno al quale ruota e si regge l’organizzazione.
Ed è proprio conquistando la fiducia e la stima di questi uomini e donne che Tu, caro Giuseppe, hai dimostrato le Tue qualità di Comandante. Uno spontaneo riconoscimento legato alla Tua leadership, basata sull’approfondita conoscenza che hai dei Tuoi uomini e del loro impiego, conoscenza che ti deriva dall’essere anche stato, prima Comandante delle Forze Nato in Kosovo e poi Comandante del Comando Operativo di vertice Interforze.
Generale Valotto, caro Giuseppe, è, infine, giunto, il momento del congedo; essendoci già passato ritengo di poter ben comprendere i sentimenti che provi in questa particolare circostanza.
L’aspettativa del legittimo riposo è dominata dal vortice dei ricordi, dai richiami alle tante cose fatte e dal rammarico di non aver potuto compiere tutte quelle che avresti voluto fare.
Ma quello che oggi più conta è proprio la sincera testimonianza di affetto di quanti hanno riconosciuto in Te una guida sicura: il loro Comandante.
A Te e alla Tua famiglia l’augurio di un futuro sereno e ricco di emozioni, perché le emozioni sono la vita.
Generale Graziano, caro Claudio, oggi assumi il comando in un contesto professionale caratterizzato dalle difficoltà economiche degli ultimi anni, nel quale Ti troverai ad assolvere il difficile compito di ulteriore razionalizzazione della Forza Armata. Un quadro difficile da governare e da portare a sintesi.
Ma è questa la sfida che Ti attende, che ci attende. Le risorse disponibili in corso sono contenute ma proprio per questo ci impongono di adottare, con intelligenza, scelte difficili, spesso dolorose ma indispensabili, scelte che devono premiare l’efficacia e l’operatività dello strumento militare anche a discapito del suo dimensionamento, quando quest’ultimo non è più sostenibile, come è oggi di tutta evidenza.
L’obiettivo da raggiungere è quello di accrescere flessibilità, proiettabilità, mobilità, professionalità, interoperabilità delle nostre Forze operative nel contesto multinazionale che Tu ben conosci essendo stato, tra l’altro, per tre anni Comandante della Forza e Capo Missione Unifil, in Libano.
E’ una difficile prova, Generale Graziano, una prova che affronteremo insieme, ben sapendo io di poter contare sulle Tue doti di Soldato e di Uomo, sulle Tue conoscenze e sulle Tue esperienze di “Generale con gli anfibi”.
A Te i migliori auspici per un incarico ricco di soddisfazioni e di successi, perché i tuoi successi saranno i nostri successi, i successi dell’Italia.
A tutti gli intervenuti rivolgo un riconoscente ringraziamento per aver voluto presenziare a questa significativa cerimonia di avvicendamento nell’incarico di Capo di Stato Maggiore dell’Esercito. Questa è la stagione del cambiamento, un cambiamento serio, equo, trasparente, efficace. Non né abbiate paura, al contrario sappiate dominarlo ed indirizzarlo, insieme.
Viva l’Esercito!
Viva le Forze Armate!
Viva l’Italia!