Un “Barile” tra abeti ed un grappolo d’uva.


Il comune di Barile (PZ), in Basilicata
Il comune di Barile (PZ), in Basilicata
Nell’estremo nord della provincia di Potenza, aggrappato al versante sud del Vulture ed all’altezza tra Rapolla e Rionero, quasi in continuazione di quest’ultimo, si trova Barile. Un ameno paesino con poco più di tre mila abitanti. Quasi appese e a tratti incise nella collina si trovano le sue case. A volte emergono ma più spesso si incassano nella roccia vulcanica tufacea per meglio conservare il tesoro: il vino Aglianico del Vulture doc.
Circa le origini del paese se ne trovano tracce più antiche nei documenti del XIV secolo, quando Roberto D’Angiò scriveva delle sue rendite di alcuni casali di Rionero e di Barile. La sua costituzione in comunità dalle radici albanesi e greco albanesi è caratterizzata, invece, dagli arrivi di popolazioni in fuga dai moti ottomani. Tra le affluenze più consistenti e degni di nota sono le genti di Corone del Peloponneso che lasciarono le loro terre per una nuova patria dopo la caduta di Costantinopoli nella 4 e decisiva guerra dei crociati.
Del nome non vi sono notizie certe ma pare che l’idea predominante voglia sottolineare la vocazione enologica di questo piccolo paese lucano. Scartata quasi subito l’opzione che si tratta di una derivazione dalla parola “barrrale” ovvero tassa sulle greggi, pare invece più accreditata l’idea che il nome ‘Barile’ derivi proprio dai barili di legno usati per lo stoccaggio ed il trasporto del vino. La produzione dell’uva e la sua trasformazione nel pregiato vino color rubino ha dunque origine antiche.
E molto nota infatti la vocazione dell’area alla produzione di vino Aglianico detto del Vulture doc per distinguerlo da quello del beneventano. Quest’ultimoalmeno è molto apprezzato sia in Italia e all’estero, e negli ultimi anni pare che gli Stati Uniti siano – si dice – tra i maggiori importatori. La tradizione della produzione del prezioso vino lucano vuole insegnare che le etichette più rinomate si trovano in massima concentrazione proprio nel Vulture, un terreno vulcanico che ben si sposa e connota il vitigno di origine millenaria. Pare che già Orazio, il sommo poeta latino, ne decantasse le virtù. Di origini greche ed ancora coltivato sulle sue pendici fino ai terreni di Venosa e Maschito fino a interessare i territori di Palazzo San Gervasio ed Acerenza, ma non solo.
La tradizione nella produzione di vino è fortemente radicata non solo nell’economia locale ma anche nelle abitudini sociali e culturali, tanto che la città vuole il ‘barile’ anche nello scudo presente sul suo stemma municipale tra due alberi di abete ed un grappolo di uva. Come non credere quindi alla bontà di tale antica promessa? A Barile vi si trovano numerose cantine e molteplici vinificatori ma qui non si vuole fare nessuna menzione per non far torto ad alcuno. Si può però dire delle numerose manifestazioni in tema enogastronomico – Barile è città del vino ma anche dell’olio – che si tengono annualmente. Tra l’altro celebrate nelle antiche cantine scavate nel tufo.
Tra le note di attualità bisogna dire che anche Barile non sfugge a quel fenomeno che vede spopolare le proprie abitazioni. Forse per le minori nascite, forse per la fuga verso le grandi città del nord e magari all’estero. Nel 1981 la città ha registrato il suo minimo storico con 3.229 abitanti. E pensare che tale numero può stato essere mitigato almeno in parte dalla presenza di nuovi cittadini extracomunitari.
Tuttavia la città registra una ancora una forte vitalità specie in estate con iniziative culturali e ricettività turistica. Sono presenti anche alcuni rinomati ristoranti.
L’atmosfera amena della parte antica è dettata dalla presenza di vani scavati nel tufo e molto simili ai sassi. Sono così suggestivi che anche Pier Paolo Pasolini nel 1964 volle girare una parte del suo contestato ed applauditissimo film “Il Vangelo secondo Matteo”. Certo è che dopo il film “La Ricotta” e la sua condanna l’anno prima a quattro mesi di reclusione per vilipendio alla religione dello Stato, l’opinione pubblica, lo Stato e la Chiesa stessa non era proprio felice alla notizia di un nuovo film sulla religione da parte del Regista. Ma il film piacque molto e in Francia a Parigi la proiezione dentro la cattedrale di Notre Dame andò ancora meglio. Il film vince il gran prix 1964 dell’Office Catholique international du cinema. Chissà forse il merito è anche delle locations scelte per il film, dei volti delle persone ripresi durante la registrazione e del colpo d’occhio del panorama molto simile a quello che ha vissuto l’evangelista Matteo.
E’ un luogo fatato che porta davvero fortuna alle sue genti, almeno fin da quando, lassù sul Vulture producono Aglianico doc.

Il comune di Barile (PZ), in Basilicata
Il comune di Barile (PZ), in Basilicata

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