Trento/ Caserma “Gavino Pizzolato”, 2° Artiglieria Terrestre. Dopo 106 anni il glorioso Reggimento Alpino viene soppresso


Trento, 25 Giugno 2015, di Angelo Polizzotto – Era il 15 luglio 1909, con il Regio Decreto 473, si costituiva il 2° Reggimento Artiglieria da Montagna; nella Caserma “Chinotto”, il primo Comandante, Colonnello Luigi DURAND, con Onore prendeva in consegna la Bandiera di Guerra.

Oggi alla presenza di Autorità Civili, Religiose, Militari, Associazioni Combattentistiche e alcuni reduci (Domenico, Camillo, Aristide, Luigi, Angelo), testimoni di epiche imprese, il 2° Reggimento cessa la sua operatività, la sua gloriosa Bandiera sarà consegnata all’Altare della Patria in Roma nel Sacrario delle Bandiere, dove, tra tanti simboli di passate Unità, continuerà a vivere per sempre.

La soppressione di un Reparto in armi è una Cerimonia di profonda tristezza, che, oltre a generare preoccupazioni sul futuro del personale dipendente, crea dello smarrimento che può essere affrontato e superato solo da uomini che hanno in se, un forte Spirito di Corpo e un grande senso di appartenenza alla Patria.

Il suo ultimo Comandante, Colonnello Daniele LOCONZOLO, dopo 3 anni di esaltante Comando, oggi più che mai dimostra di essere un uomo forte, orgoglioso e coeso alle circostanze, egli sa in fondo al suo cuore di avere dato sempre il meglio di se, in ogni condizione e in ogni tempo, per tenere alto il prestigio e la storia di questo glorioso Reparto.

Le condizioni meteorologiche non sono delle migliori, pioggia battente sulla città, ma i doveri non conoscono soste, il Comandante questo lo sa e da buon padrone di casa da il via alla composta e solenne Cerimonia… Ogni uomo e ogni donna in divisa del 2° Reggimento rispondono con prontezza e puntualità agli ordini impartiti dal Comandante LOCONZOLO.

Ricordando e ringraziando uno per uno, tutti coloro che in questi anni hanno dato supporto e sostegno incondizionato al 2° Reggimento e al personale dipendente, citando in primis il Sindaco della città di Trento, che con l’amministrazione tutta, ha saputo sin dal 1991, essere sempre vicino e disponibile per risolvere qualsiasi esigenza; il Sindaco della città di Vicenza, che con stima e affetto, in occasione del Centenario aveva concesso la Cittadinanza Onoraria a questo glorioso Reparto; il Sindaco della città di Noventa Vicentina, che nel 2006 aveva tributato la Cittadinanza Onoraria a suggello della Condivisione dei più alti valori etici; il Comandante dell’Artiglieria e Ispettore dell’Arma di Artiglieria, Generale di Divisione Giovanni Domenico Pintus, che con la costante presenza ha saputo e sostenuto l’azione di Comando, intervenendo all’occorrenza, con puntualità e discrezione, sempre nel rispetto dell’autonomia decisionale e per il bene della Forza Armata; il Comandante della Regione Trentino Alto Adige, che con tutto il personale ha saputo stringere in questi anni, un forte patto di amicizia e collaborazione per una costante e proficua crescita operativa; a tutte le Associazioni Combattentistiche e d’Arma, oggi presenti, testimoni oculari di tradizioni gelosamente custodite nel rispetto dei più alti valori delle Forze Armate.

Grazie al Sottufficiale di Corpo, fedele, schietto, obiettivo e discreto compagno di viaggio, collaboratore prezioso, intelligente e brillante, vero collante nella categoria; grazie al Vice Comandante, il Tenente Colonnello Carlo MAZZAROLO, amico e fedele compagno d’avventura, che con la sua preziosa opera, presente, attenta e generosa ha saputo guidare gli uomini da Grande Comandante, sempre davanti, ovunque in testa, come nelle migliori tradizioni della Forza Armata.

Grazie alle famiglie che seguendo con trepidazione e affetto ogni successo, ogni soddisfazione, ma anche le ansie, le preoccupazioni e, a volte, le amarezze.

Uno dei momenti più toccanti è stato quando il Cappellano ha letto la preghiera, le parole, la sua calda voce, il suono sommesso della Fanfara, hanno creato un’atmosfera di autentica magia, onorando nel migliore dei modi, il Grande 2° Reggimento Artiglieria Terrestre (Alpina) “Vicenza”.

In chiusura il Comandante LOCONZOLO, uscendo da ogni protocollo, autorizzato dal Generale Pintus, invita alcuni reduci a salutare per l’ultima volta la Bandiera… momento toccante e pieno di grande significato affettivo.

Sulle parole espresse nel motto “Per Ardua, Ardens“ , con ardore, con intraprendenza e coraggio, attraverso le difficoltà, il Comandante LOCONZOLO, esorta il suo personale a continuare a vivere la loro professione da protagonisti e mai da spettatori, mettendosi in gioco sempre, e sapendo affrontare con fierezza e slancio ogni nuova sfida.

Si chiude un capitolo di un libro, siamo pronti ad aprirne uno nuovo, speranzosi che le pagine da scrivere siano piene di glorie e traguardi possibili.

Oggi, nella Caserma Gavino Pizzolato di Trento, gli uomini hanno scritto una nuova pagina di storia di questo glorioso Paese.

Viva il 2° Reggimento Artiglieria Terrestre (Alpino)”Vicenza”, viva l’Esercito Italiano, viva l’Italia.

Angelo Polizzotto

3 pensieri riguardo “Trento/ Caserma “Gavino Pizzolato”, 2° Artiglieria Terrestre. Dopo 106 anni il glorioso Reggimento Alpino viene soppresso

  1. Ciao Antonio, voglio inviarti un articolo già pubblicato, che introdurrà la storia di questo grande uomo diventato soldato di Dio. In autunno, insieme al Comune di Villabartolomea (VR), sto organizzando una Conferenza a tema sulla sua vita, con lo scopo di diffondere a macchia d’olio la sua straordinaria esistenza. Sara’ utile per la pratica di beatificazione iniziata in maggio ad Orvieto… Un amico, un Maestro, un vero padre per tantissimi di noi in divisa… Un abbraccio… Ciao

    Angelo

    UN GRANATIERE VERSO GLI ALTARI: GIANFRANCO MARIA CHITI BEATO

    PARMA-DOPO L’8 SETTEMBRE ADERI’ ALLA REPUBBLICA SOCIALE

    La Chiesa ricorda numerosi soldati tra santi e beati, ma la causa di beatificazione che riguarda un generale di divisione dei Granatieri di Sardegna è la prima, con un grado così elevato. Oggi alle 18, nel Duomo di Orvieto, il vescovo Benedetto Tuzia aprirà l’inchiesta diocesana sulla vita, virtù e fama di santità del servo di Dio Gianfranco Maria Chiti.

    Nato il 6 maggio 1921 a Gignese ( Verbano Cusio- Ossola) si trasferisce sin da piccolo a Pesaro dove il padre insegna violino al conservatorio ‘Rossini’. A soli 18 anni esce a pieni voti dall’Accademia di Modena con il grado di sottotenente e, con l’Italia in guerra, viene subito impiegato sul fronte croato-sloveno e su quello greco-albanese. Dal giugno 1942 al maggio 1943 è comandante di compagnia sul fronte russo dove, a seguito della battaglia sul Don, sarà decorato con la medaglia di bronzo. In guerra Chiti matura la propria vocazione religiosa assistendo soldati amici e nemici tra sofferenze incredibili. Dopo l’8 settembre aderisce alla Repubblica sociale italiana (Rsi), convinto di operare per il bene della patria. Per questa scelta, alla fine del conflitto, viene internato nei campi di concentramento di Coltano e Laterina. Nel 1946 la Commissione di epurazione istituita per giudicare i militari della Rsi, lo assolve. E sarà proprio l’accusa a chiedere di reintegrare Chiti nell’esercito poiché risulterà che aveva sempre agito mantenendo fede al giuramento. A suo favore deposero diversi capi partigiani e tanti civili. Oggi è padre Flavio Ubodi, vicepostulatore della causa, a ricordare quegli anni «durante i quali proprio grazie al suo grado nella Rsi potè salvare centinaia di persone, impedire rastrellamenti e opporsi alla distruzione di interi villaggi». [image: chiti.militare] Nel 1944 per salvare circa duecento partigiani dalla fucilazione, si inventa un corso speciale allo scopo di arruolarli nella sua compagnia ‘Granatieri’, facendoli poi tornare alle loro case. Il nome di Chiti risulta inoltre nel ‘Libro dei giusti’ della sinagoga di Torino per aver salvato alcune famiglie ebraiche. Nel 1948 Chiti viene reintegrato nel nuovo esercito italiano. In seguito sarà in Somalia per conto dell’Onu. A 50 anni è colonnello e comandante della prestigiosa scuola per allievi sottufficiali di Viterbo. Sotto di lui si formeranno intere generazioni che ancora oggi lo ricordano per la ferma disciplina ma anche per la carità e la devozione alla Madonna delle Grazie di Pesaro. A 57 anni viene promosso al grado di generale di brigata. L’anno seguente lascia le stellette per indossare la veste francescana. Quindi viene ordinato sacerdote con il nome di Gianfranco Maria. Indosserà sempre i bianchi alamari dei granatieri sotto il saio. L’obbedienza francescana lo chiama ad Orvieto a ridar vita al rudere del convento di San Crispino che era stato dissacrato e coperto da scritte blasfeme. Vi installò tra i ruderi una tenda militare e, con l’aiuto dei suoi granatieri, riuscì a trasformarlo in un’oasi di pace e accoglienza dei poveri. Girerà incessantemente per tutta l’Italia come predicatore e padre spirituale. Alla sua morte, nel 2004, venne sepolto per suo volere, nel cimitero di Pesaro. Le diocesi di Orvieto- Todi e di Pesaro, l’Associazione nazionale Granatieri di Sardegna e tante persone comuni si sono prodigate da subito per avviare l’iter di beatificazione e canonizzazione.

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